Il Corvo

Harry Potter
Personaggi: , ,
Rating: Giallo
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero
Note: One-shot
Numero parole: 6922
Introduzione: La fine di una guerra porta sempre a delle estreme conseguenze e la maggior parte della comunità magica desidera dimenticare ciò che Voldermort ha sottratto alle loro vite. Per Ginny Weasley tutto questo è un errore, la vita va vissuta, ricordando anche coloro che hanno combattuto per dare agli altri la possibilità di viverla.
Il Corvo


"... con un forte batter d'ali,
entra un Corvo maestoso degli antichi sacri tempi,
senza il minimo saluto, senza soffermarsi un attimo.
Con dei modi aristocratici,
si posò sulla mia porta, sopra un busto
di Minerva, nella stanza, sulla porta,
si posò e niente più."

Il Corvo, Poe

Il profumo della carta divenne sempre più penetrante, esattamente come l'odore di vecchio che aveva imparato a conoscere da molto tempo. Ginny Weasley mormorò, sentendo una leggera pressione sulla spalla destra. Aprì lentamente gli occhi color nocciola e sobbalzò, notando con la coda dell'occhio, una mano esile che poggiava sul suo arto, ricoperta da una cascata di capelli rosso fuoco. Si staccò completamente dal piccolo tavolo che occupava e si voltò di scatto.

Non si sorprese nel constatare che non vi era nessuno, oltre a lei, in quel piccolo angolo di biblioteca.

Tornò a rivolgere il suo sguardo alla pergamena su cui si era addormentata, lisciandone la carta con le dita e sospirando. Spostò gli occhi su una pila di giornali, su cui spiccava in grassetto la scritta The Times e dove le immagini di copertina erano completamente immobili. Si stroppicciò gli occhi con una mano, allungò le braccia davanti a sè e liberò un piccolo sbadiglio. Abbandonò il volto su una mano, mentre il braccialetto d'oro che aveva al polso prese a tintinnare delicatamente.

Oltre la finestra che aveva di fronte, il sole andava abbassandosi a poco a poco, fino ad affogare tra i tetti delle case. La biblioteca si era lentamente spopolata, mentre i libri consultati giacevano aperti sui grandi tavoli di mogano.

"Mi scusi, la biblioteca sta per chiudere."

Ginny si voltò, sorridendo all'esile figura di Hermione Granger che, nascosta dall'ombra degli scaffali, sembrava non averla riconosciuta. Quando la maga si portò in piedi, scostando indietro la sedia con attenzione, Hermione riconobbe il rosso tipico di un Weasley.

"Ginny!" Esclamò, tentando di mantenere basso il tono della voce. Sembrava felice, e allo stesso tempo sorpresa, di rivederla. Ginny, al contrario, non si stupì nel trovare la maga nella British Library della Londra Babbana. Un mese prima, Ron l'aveva resa partecipe dell'assunzione di Hermione e Ginny aveva asserito che non vi era luogo migliore, se non una biblioteca, per una maga intelligente quanto l'amica.

Hermione posò con cura i libri che teneva in mano e cinse, con una stretta decisa ma delicata, le mani libere di Ginny con le proprie.

"Merlino, Ginny, da quanto non ti rivedevo." Disse Hermione, con un sorriso vivace.

"Da quest'estate." Rispose tranquilla la giovane maga.

"E siamo già in inverno inoltrato," Aggiunse Hermione, osservando il cappotto di Ginny che pendeva dallo schienale della sedia. "Mi spiace di non averti potuto mandare qualche gufo."

Ginny le sorrise affabilmente, stringendo per un attimo le mani della donna. "Ho sentito della tua assunzione da Ron, quindi immaginavo che saresti stata occupata."

"Effettivamente, lo sono stata. Lavorare in una biblioteca babbana non è molto semplice." Spiegò, imbronciando un po' il volto. Sollevò il braccio, piegandolo di novanta gradi e fece il gesto di toccarsi il muscolo del bicipite. Ginny ridacchiò.

"A proposito," Prese a dire Hermione, soffermando lo sguardo sulla pila di giornali dietro a Ginny. "Non sapevo che vivevi a Londra."

"Da quasi quattro mesi. Ho trovato un piccolo appartamento non lontano da qui. L'affitto non è molto alto e con il mio stipendio riesco a permettermelo."

Hermione battè i palmi delle mani assieme. "Lavori sempre per il Daily Prophet?"

Ginny fece un cenno d'assenso del capo. Era diventata giornalista per il Daily Prophet quasi da subito, appena terminati gli studi. Era soddisfatta, dato che si trattava del quotidiano più rinomato e venduto nel Mondo Magico.

"Adesso lavoro come inviata per la rubrica dedicata alle Cronache Babbane."

Il volto di Hermione si accese di meraviglia. "Oh, è stupendo che l'interesse per i Babbani si sia esteso così a tanto."

"E' vero."

Hermione aveva ragione e non era la sola a pensarla in quel modo. Erano trascorsi due anni dalla morte di Voldermort e i Babbani non erano più il il bersaglio delle famiglie purosangue; al contrario, si era smosso un vivo interesse per quello che sembrava essere un mondo parallelo e misterioso, data la completa assenza di magia. Molti maghi erano rimasti rapiti dalle tecniche adottate dai Babbani, incapaci di risolvere i problemi, spesso quotidiani, con un semplice colpo di bacchetta.

Secondo Ginny erano persone ammirevoli. Sicuramente più ingegnose di tre maghi messi insieme.

"Stai facendo una ricerca per il giornale?" Domandò Hermione, mentre assieme a Ginny, si recava verso il portone d'uscita.

"Qualcosa del genere," Le rispose vaga la rossa. La maga bruna sollevò un sopracciglio, percependo aria di mistero. Poi, come colta da una premonizione, Hermione si bloccò sugli scalini esterni dell'entrata. Ginny si voltò, costatando, sorpresa, che l'amica non era più di fianco a lei.

"Herm, tutto bene?" Le domandò la giovane maga, notando le labbra leggermente dipartite della donna. Ginny conosceva bene Hermione e sapeva che quell'espressione voleva dire qualcosa di ben preciso. Alla domanda della giovane Weasley, Hermione si affrettò a scendere i gradini che la dividevano dall'amica e, senza molte cerimonie, afferrò il braccio sinistro di Ginny. Quest'ultima osservò prima la mano serrata attorno al suo arto, poi la proprietaria, aggrottando la fronte e domandandosi se per quel giorno non avesse lasciato intendere troppo.

"Ginny... non... lo stai facendo di nuovo!" Esclamò, preoccupata, Hermione.

La rossa sbuffò, scostandosi una ciocca rossa a un lato del volto. "Hermione, ne abbiamo già parlato."

"Sì, quest'estate. E mi avevi promesso che non avresti più tentato di-"

"Herm, ti prego. Non è il momento, nè il luogo adatto e lo sai."

"Per te non è mai il luogo adatto, Gin." Sbottò la maga, lasciando andare la presa sulla ragazza.

Accostandosi la borsa al fianco, Ginny sospirò. "Herm, ci ho provato, davvero. Ma non è affatto semplice-"

"Posso capirlo, Gin, ma non serve a niente. E' solo uno spreco inutile di tempo." Disse Hermione con vemenza.

A quelle parole, l'umore di Ginny si alterò. "Se non ti spiace, lascia a me decidere se è o meno uno spreco. Grazie." Sbottò, ferita.

Notando l'errore, Hermione sospirò, chinando il capo. "Ok, scusami. Speravo tu ti fossi arresa."

Ginny inclinò leggermente le labbra in un sorriso. "Il fatto è che non avevo mai pensato di consultare giornali Babbani, Herm. Quando sono stata inviata dal Daily Prophet ho compreso che forse stavo seguendo la pista sbagliata."

Hermione le rivolse uno sguardo rassegnato. "E' pericoloso, Ginny. Risollevare polvere e macerie porta solo guai."

La giovane Weasley le rivolse un sorriso colmo di fiducia ed Hermione comprese di aver perso su tutta la linea. Ricordava Ginny come una persona tremendamente testarda, forse ancora di più di suo fratello Ron. Il che era tutto dire. E sembrava che il tempo e le esperienze non avessero minimamente intaccato il carattere della ragazza.

Hermione si massaggiò una tempia con la mano. "Va bene, suppongo che nessuno potrà farti cambiare idea. Ti chiedo solo di stare attenta e... e di non infastidire determinate persone."

Ginny raccolse il consiglio con un cenno del capo e si congedò dall'amica, prendendo a camminare tra le strade affollate del centro. Hermione osservò con lo sguardo la ragazza, fino a quando i suoi vistosi capelli color rame non scomparvero del tutto tra la folla di persone. Sospirando, Hermione si diresse verso la parte opposta, iniziando ad inventare qualche scusa da rifilare a Ron in previsione degli strani comportamenti di Ginny.

**


La fiamma del camino era ridotta ad un esile lingua di fuoco. Con un gesto della bacchetta, Ginny attizzò nuovamente il fuoco, che prese a crepitare e a gettare onde sinuose sul pavimento. Senza troppe cerimonie, la giovane Weasley si lasciò cadere sul divano, liberandosi della borsa che teneva a tracolla. Con un gesto esperto, estrasse le copie dei quotidiani che aveva trovato quella mattina e li lasciò in disparte, di fianco a lei.

Hermione le aveva consigliato di non sollevare polvere e macerie su un passato che, la stragrande maggioranza delle persone stava cercando di dimenticare. Voldermort - si soprese nel pensare con facilità a tale nome - aveva promesso ai suoi fedeli morte e distruzione. Ed era stato un mago di parola. Famiglie babbane e famiglie magiche simpatizzanti erano state decimate come erba. Hogwarts era stata distrutta e solo dopo due anni ricostruita. Ginny comprendeva coloro che volevano dimenticare il sangue dei propri cari e la distruzione di città che un tempo erano colme di gioia e spensieratezza. Voldermort aveva distrutto molte vite, portando alla morte maghi coraggiosi, facendo sprofondare gli altri nel dolore delle perdite.

Lei aveva perso un fratello, Bill. Molly ed Arthur un figlio e Fleur, per quanto odiosa, un marito. Non era estranea al dolore, ma vi era una sostanziale differenza che divideva il suo pensiero dall'opinione comune.

Ginny Weasley non voleva dimenticare. Farlo, significava cancellare ciò che di buono era stato fatto, ciò che di buono vi era nelle persone che avevano combattuto fino alla morte. Dimenticare significava sopprimere qualsiasi forma di ringraziamento e gratudine, rendere vane le morti di tutte le persone innocenti, continuare a piangere su una storia ormai scritta. Non andare più avanti.

Ginny si riscosse dai suoi pensieri, udendo il cucu dell'orologio a pendolo cantare le sette di sera. Allungò un braccio ed afferrò la prima copia del The Times. Inforcò un paio di occhiali da lettura sul naso e prese a scorrere lo sguardo sulla prima pagina del giornale.

Era abbastanza consapevole della situazione che stava tessendo attorno a sè ed Hermione aveva tutte le ragioni del mondo di consigliarle di stare attenta. La cocciutaggine, esattamente come la tempra, erano prerogative di un Weasley e Ginny non poteva andare contro il richiamo del sangue. Era certa che prima o poi l'avrebbe trovato. Le bastava un nome, delle semplici iniziali per riaccendere una speranza che era rimasta sepolta da tempo. Non aveva mai creduto alle voci che aveva sentito più volte per strada, nè agli annunci mortuari emanati dal Ministero della Magia.

Lui doveva essere vivo.

**


'Il nostro dolore è unito a quello delle famiglie delle vittime'.

Benjamin Cook (Auror, deceduto)

Aidan Leroy (Auror, scomparso)

Bill Weasley (Membro dell'Ordine della Fenice, deceduto)

Dean Thomas (Auror, deceduto)

Draco Malfoy (Auror e Membro dell'Ordine della Fenice, scomparso)

Colin Cheevy (Giornalista, deceduto)

Seamus Finnighan (Civile, scomparso)

Blaise Zabini (Auror, scomparso)

Theodor Nott (Infiltrato per conto dell'Ordine, deceduto)


Ginny fece scorrere lo sguardo fino in fondo alla lista. L'aveva consultata molte volte negli ultimi quattro mesi, sperando, ogni giorno di leggervi un nome in meno tra gli scomparsi, i cui corpi non erano mai stati ritrovati. Molly Weasley aveva più volte gettato quel pezzo di carta nel camino, ma si era arresa quando aveva compreso che sua figlia ne tornava sempre in possesso.

"Merlino, Ginny. Devi smetterla. Bill è morto. E' morto, Ginny."

Ginny credeva alla morte di Bill, aveva visto chiaramente il volto di suo fratello circondato dai gigli. Non era esattamente la sua morte che non accettava, ma Molly non sembrava averlo compreso. Era certa che sua figlia non avesse accettato la morte del fratello, rimanendo convinta che fosse in qualche modo vivo e salvo da tutt'altra parte. Ginny non aveva fatto niente per farle credere diversamente. Per lei era molto meglio così.

**

Ginny credeva alla morte di Bill, aveva visto chiaramente il volto di suo fratello circondato dai gigli. Non era esattamente la sua morte che non accettava, ma Molly non sembrava averlo compreso. Era certa che sua figlia non avesse accettato la morte del fratello, rimanendo convinta che fosse in qualche modo vivo e salvo da tutt'altra parte. Ginny non aveva fatto niente per farle credere diversamente. Per lei era molto meglio così.

**


"Devi andare. E' tutto quello che sei venuto a dirmi?" A stento si trattenne dal chiudere la porta.

"Sì. Devo andare."

"D'altronde," Sbuffò. "La fantasia non è mai stata il tuo forte."

"Non è fantasia, Ginny. E' realtà e tu lo sai molto meglio di me."

Si stava riferendo a Bill, aveva colto l'allusione.

"E dimmi so-tutto-io-del-mondo, cosa dovrei fare? Gettarti le braccia al collo, baciarti e dirti 'Torna presto'?"

Aveva scrollato le spalle. Lo faceva sempre. "Potrebbe essere un'idea."

"Perché devi sempre giocare all'eroe? Nessuno ti ricorderà da morto!" Sentiva le lacrime affiorarle dagli occhi. Ma non avrebbe pianto. Non davanti a lui.

"E' una scelta." Rispose semplicemente.

"Sbagliata." Aggiunse Ginny.

"Forse. Non spetta a te giudicarlo. Ok, dato che non ho ricevuto ciò che speravo di ricevere, ti saluto."

"Sai essere maledettamente freddo." Ginny tentò di reprimere un singhiozzo.

"Lo so, è per questo che mi ami."

"Amare è una parola troppo grande. Anche per te." Lo sentì pronunciare la parola Touchè. Percepì le sue labbra seriche sfiorarle una guancia ed allontanarsi, esattamente come si erano avvicinate. La sua figura avvolta di nero prese a percorre il vialetto che dava direttamente sulla strada. Ginny sentiva i piedi pesanti, ancorati a terra, immobili. Dipartì le labbra, ma ebbe la sensazione di non avere voce. Avrebbe voluto chiedergli di voltarsi, di guardale dentro, nel cuore e di capire ciò che lei non aveva mai detto. E lui sembrò comprenderlo, perché si voltò, verso di lei, osservandola con quegli occhi grigi bisognosi di risposte.

Ginny aprì la bocca, per poi richiuderla quasi subito. Respirò, tentando di alleviare il nodo alla gola che intasava ogni sua parola. Sollevò le mani tremanti all'altezza del petto, disegnando un piccolo cuore immaginario nell'aria e sussurrando, "Torna da me, Draco."


"Torna da me".

**


Ginny non seppe immaginare con esattezza quanto tempo fosse trascorso da quando aveva aperto gli occhi, riversando delle lacrime salate sul foglio di giornale. Si era addormentata alla sua scrivania, durante l'ennesima ricerca. Senza sollevare il capo dal piano di legno, tentò di vedere l'ora che segnava il piccolo orologio a pendolo. Non aveva sentito l'ultimo rintocco del cucu.

Toc. Toc. Toc.

Tre rintocchi. Dalla sua postazione, Ginny aggrottò la fronte. Sollevò di scatto il capo, volgendolo completamente verso l'orologio. La lancetta delle ore era puntata contro il nove. Non sono le tre di notte, dedusse. Ginny si imprigionò la testa tra gli avrambracci, puntellando i gomiti sulla scrivania. Un'altra allucinazione, la seconda dopo quella mattina. Vedeva Draco ovunque, tra la folla, al supermercato di fianco al suo appartamento. Sentiva le sue mani tra i suoi capelli, sulla sua pelle. E adesso era arrivata a sentire suoni che non esistevano. Stava impazzendo.

Toc. Toc. Toc. Toc. Toc.

Ginny si tappò le orecchie, gridando. "BASTA!" Ma il leggero toc non semprò scomparire. Sgranò gli occhi color nocciola, fissando la finestra che dava di fronte alla strada e luce al suo lavoro durante il giorno. Fuori era calata la sera, il buio interrotto solamente da qualche lampada a neon malfunzionante.

"C'è qualcuno?" Si protese verso i vetri, liberando il moschettone di ferro. Lanciò un piccolo grido, quando la finestra si spalancò del tutto, accompagnata da un rumore disconnesso di "Ali?"

Afferrato con veemenza lo schienale della sedia su cui era seduta, Ginny fissò con occhi increduli le piume lucenti e nere di un corvo. Si era andato a posare su una piccola mensola, di fianco al suo letto e la stava fissando con pari intensità, aprendo e chiudendo gli occhietti vispi e luminosi. Ginny tornò a guardare la finestra spalancata, per poi richiuderla.

"Ok, amico. Non puoi stare qui."

Il corvo emise un suono aspro che fece arrestare Ginny dallo spavento e non sembrò interessarsi a lei, dato che iniziò ad affondare il becco tra le piume dell'ala. Ginny lo osservò sbigottita. "Non posso avere paura di un corvo."

Sì avvicinò di qualche passo, quando il corvo saettò il capo nella sua direzione. "Non voglio farti del male, solo farti uscire di qui." Disse dolcemente Ginny.

Per tutta risposta l'uccello nero volò verso la parte opposta della stanza, adagiandosi su una vecchia gabbia di Errol. Ginny increspò le labbra in una smorfia. "Ok! Fa come ti pare. Ho ben altre cose da fare." Detto ciò, tornò a sedersi alla propria scrivania, dando le spalle all'animale. Di tanto in tanto, la ragazza volgeva rapidi sguardi per accertarsi che il corvo fosse sempre nella sua postazione. L'idea di avere un animale così inquietante in giro per casa non la rendeva affatto tranquilla.

Quando la seconda piuma d'inchiostro le si spezzò tra le mani, Ginny si voltò decisa verso l'animale. "Potresti smetterla di fissarmi? Mi dai fastidio."

"Crack!" Gracchiò il corvo, sollevando indispettito le ali.

"Osi pure rispondermi!" Sbottò Ginny.

**


"Sei forse impazzito o sono in un mondo parallelo?" Domandò sorpresa Ginny, osservando il proprio ragazzo sfogliare una rivista babbana. Niente di più comune, se non fosse che il ragazzo in questione era Draco Malfoy.

"Sorpresa?" Le domandò, senza distogliere lo sguardo dal giornale. Ginny si sedette di fianco a lui, sul divano.

"Sorpresa è un eufemismo, Draco. Non renderebbe l'idea." Disse, ironica.

Il biondo sollevò lo sguardo su di lei, increspando le labbra in quello che per i Malfoy era un sorriso. "Da dove viene tutta questa ironia?"

"Diciamo che ho un bravo maestro." Ribattè lei.

"Poco ma sicuro."

Ginny osservò Draco, aggrottando la fronte. "Ok, sputa il rospo."

Il ragazzo scrollò le spalle. "Mi sento offeso da così scarsa fiducia."

Ginny emise uno sbuffo. "Ovvio. Draco Malfoy, il numero uno tra i Serpeverde, sta seduto su un divano babbano, in un appartamento babbano, leggendo una rivista babbana, magari bevendo una bibita babbana," Disse notando una lattina d'aranciata. "Aspettando la sua ragazza, che ha scelto di vivere nella Londra Babbana, rendendo felice suo padre, amante dei Babbani. Ho forse dimenticato qualcosa?"

"Sì. Per l'occasione indosso anche un cardigan di marca babbana." Aggiunse, afferrandosi la stoffa grigia della maglia.

"Oh, Merlino!" Esclamò Ginny, portandosi le mani al volto. "Draco, davvero, stai male? Hai la febbre? Tosse?"

Draco sollevò gli occhi al cielo. "Effettivamente, sono venuto per dirti una cosa."

"Mal di gola? Catar- oh." Ginny sbattè le palpebre per qualche secondo, poi tornò a sorridere. "Lo sapevo."

"E dimmi," Prese a dire Draco con tono strafottente. "Sai anche che cosa ti devo dire?"

"No e questo mi spaventa." Disse Ginny, tornando seria.

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, posando la rivista sul grembo di Ginny. "Non è un buon segno quando ti passi la mano a quel modo." Alle parole della giovane, Draco abbassò il braccio all'istante.

"Può darsi che venerdì sia il giorno decisivo, Ginny."

La giovane Weasley registrò l'informazione, sondando quanta emozione ci fosse nel tono apparentemente asettico del biondo. Realizzandone il significato, Ginny irrigidì il corpo e disse un deciso

"No."

Draco si protese in avanti. "Ginny, ne abbiamo già parlato."

"Esatto! E sai come la penso. Tu. Non. Ci. Vaiii. Fine della discussione." La ragazza si alzò di scatto e Draco fece lo stesso, tentando di afferrarle una mano.

"Ginny, devo farlo. Sono un Auror, sono un Membro dell'Ordine. Se mi ritiro farò cadere enormi sospetti sia su di me sia su di te."

"A me non importa. Non mi è mai importato a partire dal giorno che ci siamo messi insieme, Draco."

"Lo so, ma importa a me." Ribattè gelido e Ginny rimase in silenzio.

"Draco, se vai là morirai."

"No, non morirò."

"Pallone gonfiato! Non essere sempre così sicuro di te. Mi manda in bestia."

"Suvvia, io sono Draco Malfoy." Disse, come se il suo solo nome volesse dire tutto. Ginny arcuò un sopracciglio. Non esisteva risposta a quella frase! Era un modo elegante e sicuro per metterla a tacere.

"Non ti dirò 'Fa come ti pare'. Scordatelo."

Draco roteò gli occhi. Uno a zero, pluffa al centro.


**


"Vora."

Ginny sollevò gli occhi dal foglio che teneva in mano, mentre stava in piedi al centro del piccolo salotto. Si guardò attorno, ma il suo sguardo incontrò unicamente quello del corvo che da lì a qualche giorno aveva trovato dimora nel suo appartamento.

Arricciando il naso, tornò a leggere la lettera che sua madre le aveva mandato con Ermes.

"Vora."

La giovane Weasley sollevò nuovamente gli occhi, volgendo lo sguardo oltre le proprie spalle. Non vi era nessuno, solo la sua immagine riflessa nello specchio a parete. Con una mano raggiunse una tasca della sua felpa, estraendone la bacchetta. Era vietato utilizzare la magia di un certo livello nel Mondo Babbano, ma in casi di difficoltà era possibile, se non addirittura necessario. "C'è qualcuno?"

Il silenzio fu l'unica risposta alla sua domanda. Ginny abbassò la mano, che impugnava l'asticella magica, lungo un fianco e sospirò. Avrebbe fatto visita a Diagon Alley per trovare una cura alle sue allucinazioni.

"Vora."

Il corpo di Ginny si irrigidì nuovamente. Si voltò di scatto, puntando la bacchetta contro la sua immagine riflessa nello specchio. La ragazza aggrottò la fronte e un battito d'ali richiamò la sua attenzione: il corvo si era posato in cima allo specchio, laddove una decorazione si sporgeva verso l'esterno, offrendo un valido appoggio per il rapace.

"Vora."

Ginny arretrò di un passo, notando il becco grigio dell'animale aprirsi e chiudersi in corrispondenza di quelle due parole. Sbattè le palpebre due, tre volte, abbandonando qualsiasi incredulità nell'istante stesso in cui il corvo parlò di nuovo.

"Sei tu?" Si domandò, fissando sbalordita il rapace nero.

"Crack!"

Il corvo si sollevò in aria, volando verso di lei. Ginny si scansò, impaurita, ma quando si voltò capì che non era lei il bersaglio del rapace. Era planato sulla scrivania della ragazza, e senza tanti complimenti, aveva preso a trascinare i giornali con il becco possente.

"Ehi!" Esclamò Ginny, vedendo tutto il suo lavoro andare in fumo. Corse alla scrivania, tentando di impaurire il corvo gesticolando con le braccia. Lo osservò volare nuovamente sulla gabbia di Erriol con un frastuono d'ali e grida stridule che misero i brividi alla ragazza. "Merlino! Che disastro!" Gemette, fissando i pezzi di giornale sparsi ovunque. Da quell'oceano di carta, Ginny tirò su l'unica copia del The Times che sembrava esser scampata alla furia del corvo. Estrasse, infine la bacchetta, pronta a pronunciare un Reparo quando un dolore alla mano le fece cadere l'arma a terra.

Spalancò gli occhi, osservando un piccolo rigolo di sangue e il corvo da tutt'altra parte della stanza. "Io ti faccio arrosto!" Ringhiò minacciosa verso la direzione del rapace che, per tutta risposta, emise nuovamente un suono gracchiante. Ginny strinse i pugni lungo i fianchi; quel corvo era estremamente furbo. Aveva tentato più volte di catturarlo con la bacchetta, ma ogni suo tentativo veniva vanificato con leggerezza dal rapace. In più, Ginny era tutt'altro che paziente e aveva ben presto rinunciato a scacciare l'animale.

La giovane Weasley si chinò a raccogliere l'unica copia del The Times che era rimasta incolume. Notò che non aveva ancora consultato nessuno degli articoli che conteneva.

"Vora." Tornò a ripetere il corvo e Ginny si domandò cosa mai volesse dire.

**


Ginny Weasley ricordava molto bene il giorno in cui Draco Malfoy le aveva rivolto per la prima volta la parola. O più che parola, era meglio dire insulto. Era capitata nello scompartimento che lui occupava, stranamente solo. Ginny non si era mai considerata un'ottima osservatrice, tuttavia quella solitudine quasi ostentata le parve nuova, parlando di Malfoy. Il giovane Serpeverde, ovviamente, era tutt'altro che felice nel ritrovarsi la sorella del migliore amico di Potter tra i piedi, già dal primo giorno di ritorno dalle vacanze estive.

"Fuori." Sibilò, senza nemmeno degnarsi di guardarla. Ginny era una Weasley e, ovviamente, come ogni Weasley di degno rispetto, non arretrò di un passo, nè fece gesto di tornarsene nel corridoio dell'Hogwarts Express.

"Ok, Malfoy, è una frase molto inflazionata, ma siamo in un paese libero." Disse, sedendosi sul divanetto opposto a quello del biondo.

"Non su questo treno, non in questo compartimento. Fuori." Disse, senza neanche sprecare troppe parole. Ginny non diede peso all'importanza che Malfoy sembrava attribuirsi ed estrasse il libro di Pozioni che Piton aveva consigliato al suo anno.

"Quale punto di 'esci immediatamente di qui, Weasley' non hai capito?" Sbottò, sprezzante, volgendo i suoi occhi per la prima volta su di lei. Ginny si finse sorpresa e si raggiunse il petto con una mano. "Merlino, Malfoy. Mi hai guardato. A cosa devo tanta bontà?" Disse, tentando di riempire quella frase con quanto più sarcasmo potesse.

Malfoy arcuò un biondo sopracciglio. "Cos'è, Weasley, volevi che ti guardassi?" Domandò, divertito.

"Non esattamente." Rispose la ragazza, sentendosi con le spalle contro un muro.

"Io non guardo una stupida Babbanofila." Sibilò il Serpeverde.

"Fino a prova contraria, lo stai facendo." Constatò divertita Ginny.

"Certo, ma non come tu vorresti."

Fu il turno di Ginny di sorprendersi. "E come vorrei, sentiamo?"

Evitando di risponderle, Malfoy tornò a guardare il paesaggio fuori dal finestrino. "Dimmi, Weasley, non hai qualche amichetto da torturare invece che rovinare la vita del sottoscritto?"

"Uhm, non so se esiste cosa più piacevole del rovinare la tua vita, ci dovrei pensare."

"Se ti senti così sola, Babbanofila, va da Potter e fatti tenere compagnia da lui." Malfoy disse il cognome di Harry con una punta di disprezzo. Ginny si irrigidì. Malfoy aveva messo in un'unica frase due aspetti della sua vita che preferiva accontanare. La solitudine ed Harry Potter. Ginny fingeva di avere amici, ma la verità era ben lontana: era sola. Non aveva persone con cui condividere lo stesso scompartimento, se non con il Trio. Voleva bene a Ron, Harry ed Hermione, ma era cosciente del fatto che tutto finiva lì.

Harry, alla fine del suo quinto anno, era diventato la sua costante di rassegnazione.

Ginny finse di guardarsi attorno. "Invece tu hai molti amici, Malfoy."

La ragazza si ritrasse sul sedile non appena la figura slanciata del Serpeverde si alzò in piedi. Guardandola dall'altro verso il basso, le labbra sottili del giovane si inclinarono in un sorriso che Ginny non seppe decifrare. "A quanto pare, Weasley, almeno una cosa l'abbiamo in comune."

Ginny aprì bocca per parlare, ma cambiò idea, notando che Malfoy già le dava le spalle, con una mano serrata alla maniglia della porta scorrevole. Prima di scomparire nel corridoio dell'Hogwarts Express, Malfoy si voltò a guardare la ragazza, che, seduta, lo fissava sorpresa.

"Ricorda Weasley, chi vola alto è sempre solo."


**


Pensò che non era normale quel leggero dolore che provava alla guancia destra. Aprì lentamente gli occhi, incontrando il bianco del suo cuscino ed una macchia nera che i suoi occhi non avevano del tutto messo a fuoco. Sobbalzò sotto le coperte e sgranò gli occhi nel vedere il corvo che posava sul bordo del suo letto, con un'aria maledettamente aristocratica. Per un istinto che nemmeno lei seppe spiegarsi, Ginny tirò le lenzuola fin sopra il petto, aggrottando la fronte davanti alla tranquillità impassibile del rapace che l'aveva svegliata, pizzicandole la pelle della guancia con il fiero becco.

Decisamente, era un corvo fuori dal normale.

Ginny si portò a sedere, posando le spalle allo schienale del letto e il corvo non parve dar peso agli scossoni delle molle.

"Ok, credo che sia giunto il momento di darti un nome." Disse, massaggiandosi il mento. Il corvo saettò il capo nella sua direzione, infine prese a lucidarsi le penne color dell'inchiostro.

"Vediamo un po', che ne dici di Ottone?" Dal corvo provenne un verso che Ginny interpretò come un dissenso.

"Oppure, sei tutto nero, potrei chiamarti Dark. Ahia, sei un rapace un po' permaloso!" Disse, portandosi la mano beccata al petto. Ginny osservò il petto del corvo gonfiarsi indispettito, mentre la testa saettò verso l'alto, mostrando alla ragazza la linea fiera del becco, mentre i piccoli occhi si muovevano intelligenti come a volerla giudicare. Ginny arricciò il naso. "Assomigli ad una persona che conosco. Merlino, andreste d'accordo!"

Il corvo gracchiò.

"Ok, ti chiamerò Drago."

Il rapace parve acconsentire perché volò sulla spalla di Ginny, spaventando non poco la ragazza. La giovane Weasley prese ad accarezzare con timore le piume lisce del corvo e si soprese nel sentirle setose sotto alle sue dita.

"Voora!" Gracchiò il corvo. E a Ginny parve soddisfatto.

**


"Voora!"

La maga osservò sbalordita il corvo volare da una parte all'altra dell'appartamento, planando per scansare gli oggetti che ostacolavo il suo volo. Abbassò il capo, quando il rapace puntò diritto verso la sua direzione. "Merlino, Drago! Smettila!"

Il corvo scattò con violenza le ali in avanti, frenando la sua corsa e posandosi sulla gabbia di Erriol. Ginny lo puntò sbalordita, mentre il rapace aveva preso a pulirsi le ali come se niente fosse accaduto. Erano passate due settimane da quando aveva adottato il corvo, tre giorni da quando gli aveva attribuito un nome, molto simile a quello di una persona a lei molto cara. Ora dopo ora, Ginny si stupiva dell'ubbidienza che il piccolo rapace sembrava riconoscergli. Si era talmente abituata alla sua presenza, che spesso si ritrovava a fargli domande o a parlare direttamente del più e del meno con lui. Aveva imparato a conoscere le sue abitudini: prima del tramonto, Ginny spalancava la finestra permettendo al corvo di uscire per andare a caccia. Lasciava aperti i vetri, permettendogli di entrare anche quando lei era addormentata.

Vora era l'unica parola, priva tuttavia di significato, che andava alternando ai suoi versi gracchianti.

**


"Ditemi che non è vero!" Sbottò Ginny, nel mezzo ad uno dei tanti corridoi di Hogwarts. Draco Malfoy, esattamente di fronte a lei, aveva dipinto sul volto uno sguardo divertito, mentre metteva in mostra la sua spilla di Caposcuola.

"Purtroppo per te, è la realtà Weasley. Vediamo che caso abbiamo, studente del sesto anno, Grifondoro, assolutamente NON autorizzato a girovagare nei corridoi dopo il coprifuoco. Per di più un Weasley."

"Uao, Malfoy, un'analisi perfetta." Ginny fece una smorfia.

"Credimi, Babbanofila, la tua ironia, in questo momento è assolutamente inappropriata."

"Merlino, Malfoy! Parla come una persona normale."

Il Caposcuola scrollò le spalle. "Tut, perché non mi sorprende il sentirtelo dire?"

Ginny affondò i denti nel labbro inferiore, trattenendosi dall'inveire non tanto per Malfoy, quanto per il Caposcuola che poteva farle Merlino solo sapeva cosa.

"Ok, Malfoy. Accetterò la mia punizione senza protestare." Disse, senza apparire troppo remissiva. Ovviamente, tale comportamento sorprese il biondo Serpeverde.

"A cosa devo tanto onore?" Domandò, scettico.

Ginny alzò le spalle. "Non ho voglia di litigare, Malfoy."

"Noi non abbiamo mai litigato Weasley, piuttosto discusso-"

"Amorevolmente?" Propose Ginny.

"Con veemenza." Concluse Malfoy, senza darle ascolto. Veemenza. Ginny scoppiò a ridere.

Malfoy incrociò le braccia al petto, osservando la studentessa con cipiglio, senza comprenderne la risata che sembrava non accennare ad arrestarsi.

"Ti faccio così ridere, Weasley?" Domandò indignato.

Ginny sollevò il capo. "Mhm, credo che a questo punto tu dovresti dire 'sono felice di averti fatto ridere'."

"Hai detto una cosa idiota, Lentiggini. Perché mai dovrei dirti una cosa tanto stupida."

"Un amico lo farebbe." Disse la maga, guardandolo negli occhi per assistere alla sua reazione. Stettero in silenzio per qualche minuto. Quando Malfoy realizzò le sue parole, Ginny lo comprese dal ghigno che aveva preso posto dell'espressione indignata.

"Divertente, Weasley. Divertente."

Ginny sbuffò. "Almeno io c'ho provato, Draco."


**


Thud.

Thud.

Le molle del materasso scricchiolarono leggermente sotto al peso di Ginny. La maga fissò il buio attorno a lei ed allungò un braccio in direzione del comodino, nella speranza di trovare a tastoni la sua bacchetta. Aveva iniziato ad assumere giornalmente un intruglio fatto di non-sapeva-nemmeno-lei-cosa per evitare di essere tormentata da allucinazioni continue, quindi quel 'thud' non se l'era inventato.

Si portò a sedere sulla sponda del letto, infilandosi la vestaglia che aveva abbandonato tra le lenzuola. Perse la speranza nel ritrovare le proprie pantofole e scese le scale, stringendosi le braccia con le mani, tentando di isolare il freddo. Rimase appoggiata alla ringhiera, attendendo che il rumore si ripetesse. La finestra aperta lasciava filtrare i raggi della luna, assieme alla luce della strada.

Scrutò il salotto nella forte penombra, quando un movimento repentino la fece aderire al muro. C'era qualcuno. Si maledì per non aver cercato con più attenzione la propria bacchetta e pensò a cosa fare, a come reagire.

Non ebbe modo, tuttavia di soffermarsi a pensare, dato che sentì una stretta attorno al polso, mentre veniva strattonata al centro - così supponeva - del salotto. Il suo cuore mancò di più battiti, mentre il terrore che un ex-Mangiamorte fosse entrato nella sua abitazione la divorò. Tentò di divincolarsi dalla stretta, ma era evidente che l'intruso era più forte di lei. Affondò le unghie nella carne dell'avversario e il gemito che udì fu la testimonianza che l'aveva, seppur poco, ferito. Durante il suo atto di ribellione, Ginny gridò più volte, inciampando nel divano, ma riuscendo a spingere l'attentatore lontano da lei. Udì il frastuono di vetri infranti e quando si affrettò ad accendere la luce, non vide l'intruso, ma solo i pezzi di vetro che si era lasciato alle spalle.

Respirò pesantemente, afferrando la bacchetta che aveva lasciato sul tavolo. Fu in quel momento che vide il corvo sulla pianta di fianco allo specchio infranto.

"Voola."

Vola?

Lasciò cadere la bacchetta e avvicinandosi al corvo, distese il braccio di fronte a lei. "Drago, vieni qui." Sussurrò. Il volatile planò sul braccio pallido della ragazza e Ginny non diede peso agli artigli del rapace.

"Se solo tu potessi parlare." Sospirò.

Solo allora, Ginny notò l'ala insanguinata del corvo.

Con uno scatto, la maga mosse il braccio e il corvo volò a stento altrove. Ginny recuperò la bacchetta, puntandola tremante contro l'animale. Non poteva essere una coincidenza. Aveva ferito il suo aggressore al braccio destro esattamente come destra era l'ala insaguinata del corvo.

Tremò. "Chi-chi sei tu?!" Singhiozzò, incapace di trattenere i sigulti del proprio corpo.

Il corvo sbattè le ali, emettendo un verso del tutto sconosciuto a Ginny. Infine, prese a rovistare con il becco tra i volumi che giacevano sulla scrivania, sotto allo sguardo impaurito e sorpreso della ragazza.

Ginny iniziò ad avvicinarsi, senza spostare l'attenzione sull'animale, pronta ad attacarlo se avesse fatto lo stesso con lei. Lo sguardo del piccolo rapace saettò nella sua direzione e la maga si arrestò, come gelata. Con ripetuti colpi d'ala, il corvo voltò le pagine di un libro ed andò ad adagiarsi nel punto più lontano dalla scrivania.

"Vooola."

Ginny osservò il volo, interdetta. Si avvicinò alla scrivania con estrema lentezza e sollevò il libro che aveva attirato l'attenzione dell'animale. Si guardò un ultima volta alle spalle, infine posò gli occhi sulle pagine ingiallite.

Si sentì mancare, quando lesse quella frase.

Chi vola alto è sempre solo.
(Rudolf Nurejev)


Vide una macchia umida impregnare la pagina e comprese che era una lacrima. Posò il libro di citazioni che Molly le aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno e lo ripose sul piano di legno. I suoi occhi caddero, infine, sull'unico The Times che le era rimasto, dove il primo articolo si apprestava a ricordare il celebre ballerino, Rudolf Nurejev in occasione dell'anniversario della sua morte.

"Era la frase preferita di Draco." Bisbigliò, voltandosi nuovamente verso il corvo.

"Chi vola alto è sempre solo, è una bella frase." Ridacchiò Ginny, seduta sulle sponde del lago. Draco la guardò con sufficienza.

"Non si tratta di una frase, Weasle-Ginevra." Si corresse. "Ma di una citazione."

Ginny gonfiò le guance. "Scusi la mia ignoranza!" Draco sospirò rassegnato.

"Rudolf Nurejev."

"Eh?"

"Nurejev, Ginevra! L'ha detta Rudolf Nurejev." Disse, sconcertato dalla durezza di comprendonio della ragazza.

"Oh, calma Draco. Ho capito." Sbottò la maga.

"Come 'amico' mi sento in dovere di dirti quanto tu sia tonta." Disse Draco, canzonandola.

Ginny arcuò un sopracciglio e si spostò una ciocca di capelli dagli occhi. "Pensavo che fossimo andati BEN OLTRE l'essere amici."

"Touché."


Ginny lasciò cadere la bacchetta, mentre procedeva a grandi passi verso il rapace. "Tu non sei semplicemente un corvo." Disse, fissando gli occhietti del corvo che diveniva sempre più irrequieto.

"Tu." Ginny si bloccò, sbalordita. "Tu sei... tu sei un Animagus."

La strana ubbidienza del corvo, il fatto che approvasse il nome Drago - così simile a Draco - quell'intruso che tuttavia non le aveva fatto del male, quella frase... la preferita di Draco Malfoy.

Ginny sentì ogni sua energia risucchiata dal suo corpo e per un attimo comprese come la professoressa Cooman si sentisse durante una delle sue strampalate premonizioni.

Aprì la bocca per parlare, percependo il sapore salato delle lacrime sulle sue labbra.

"Tu," Disse con voce strozzata. Si accasciò a terra, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal corvo. "Tu sei Draco."

A quelle parole, il piccolo rapace volò a terra, esattamente di fronte a lei. Ginny si coprì gli occhi con le mani quando una luce accecante si liberò dal corpo del piccolo animale. Non ebbe il coraggio di tornare a guardare, anche quando il silenzio era calato attorno a lei.

Quando percepì il tocco di altra pelle sulla sua spalla leggermente scoperta, sussultò ed aprì di colpo gli occhi color nocciola, fissi al pavimento. Notò qualche piuma nera sparsa attorno a lei e sul proprio grembo. Sollevò lo sguardo ed incontrò tutt'altri occhi.

Questi erano di un grigio profondo. Lo stesso grigio delle nuvole, del mare burrascoso. Quell'unico grigio che sapeva metterla a suo agio, che sapeva leggerla attraverso ossa e pelle. Un grigio che aveva amato, che aveva perso e che aveva continuato ad amare, a discapito di tutta la gente che lo aveva creduto morto.

Ginny si stropicciò gli occhi, ma Draco Malfoy continuava a stare seduto di fronte a lei, con qualche piuma che risaltava sul biondo dei suoi capelli.

"Quell'intruglio non funziona. Ho ancora le allucinazioni." Sbottò Ginny. Draco la guardò sorpreso.

"Sono tornato, Ginny. Tutti quei topi mi hanno disgustato. Aspettavo solo che tu pronunciassi il mio nome." Disse, facendo una smorfia.

La maga scosse il capo con veemenza. "Adesso le mie allucinazioni parlano pure."

Draco le sfiorò una guancia con una mano. "Sono maledettamente reali." Aggiunse la ragazza, puntellando le ginocchia a terra e avvolgendo le spalle del ragazzo con le proprie braccia.

Malfoy fece un mezzo sorriso, asgiugando le lacrime della maga, e si protese in avanti, aderendo le sue labbra a quelle di Ginny. "E baciano da Dio." Sospirò la giovane Weasley, contro la bocca del ragazzo.

"Ginny, io-" Prese a dire Draco, quando le loro labbra si divisero.

La maga lo azzittì con un forte abbraccio, bagnando la camicia nera del ragazzo. "Mi racconterai tutto, Draco. C'è tempo. C'è tanto tempo."

**


Cari Lettori del Daily Prophet,

come è risaputo, nessun giornalista che si ritenga tale dovrebbe utilizzare il giornale per cui lavora come valvola di sfogo o come semplice espressione dei propri sentimenti. Oggi, tuttavia, concedetemi di fare quest'errore, raccontandovi la mia storia non di giornalista, ma di donna. Per coloro che non ne sono a conoscenza, il mio nome è Ginevra Weasley, figlia di Arthur Weasley, membro fedele dell'Ordine della Fenice e padre eccezionale. Esattamente come la stragrande maggioranza dei maghi, ho frequentato Hogwarts crescendo nella casa di Godric Gryffindor, assieme a leggende viventi come Harry Potter e Ron Weasley. Tralascio in questa sede qualsiasi accenno alla mia carriera scolastica, più per rispetto ai miei professori che, leggendo questo articolo, potrebbero rievocare brutti ricordi.

Avevo undici anni quando capii per la prima volta quanto grande fosse il potere di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Dodici anni, quando compresi che la mia vita era un'unica e grande solitudine, forse voluta e cercata. Sedici anni, quando mi innamorai per la prima volta della persona sbagliata che attualmente ricopre il ruolo di mio marito. Draco Malfoy è un uomo della massima fiducia, su questo potete credermi ed un Auror eccezionale. Forse lo ricorderete in uno dei tanti annunci mortuari emanati dal Ministro della Magia, in seguito alla caduta di Voldermort; ebbene, non sorprendetevi. Mio marito era vivo, quando io per prima l'ho creduto morto.

Draco è la testimonianza che tutte le persone che mi dicevano di arrendermi, di dimenticare, avevano torto. Se avessi dimenticato, probabilmente non mi sarei mai impegnata a cercarlo e sarei rimasta vedova, ancor prima di essere sposata. Con queste parole, vorrei convincere voi tutti a non seppellire i ricordi, a non mantenere le macerie intatte. Vi è tanto da imparare da ciò che è successo. Dimenticare significa non riconoscere le vittorie laddove vi sono state, rendere inutili le morti di tutti gli Auror che hanno protetto le nostre famiglie e non trovare pace nella scomparsa dei nostri cari. Bill Weasley, il fratello che più adoravo, che più mi capiva, è morto per mano di Mangiamorte, lasciando soli me, i miei genitori e sua moglie Fleur. Se dimenticassi, scomparirebbero sia lui sia i valori per cui ha combattuto fino alla morte. E commetterei un'ingiustizia.

Per questo vi chiedo il piccolo sforzo di mantenere vivido il passato, fatto di brutti ricordi, ma anche di grande gioia. Molti di voi staranno ancora piangendo, altri avranno iniziato a percorrere la strada di fronte a loro, altri ancora avranno ritrovato la felicità perduta. E credetemi quando vi dico che io l'ho trovata in Draco e in mio figlio Aidan. Affermare che amo mio marito è superfluo. Il foglio di carta su cui sto scrivendo non riuscirebbe a contenere i sentimenti che provo per lui. Inoltre, Draco sarebbe capace di leggere questo articolo e criticare le mie doti di giornalista. E io dovrei dargli ragione, cosa che preferirei evitare. L'altro uomo della mia vita è Aidan Malfoy, colui che mi ha fatto scoprire madre, ma soprattutto essere umano. E' meraviglioso l'affetto disinteressato che un bambino ti offre senza niente in cambio.

Sì, adesso sono una donna felice e vorrei che altre persone, oltre a me, lo diventassero. A queste persone dico che la felicità non è dietro l'angolo, bensì va cercata. Alle persone che soffrono dico di ricordare i propri cari per ciò che erano, per ciò che hanno fatto e vivere anche per loro. Alle persone che vivono nella solitudine dico di alzarsi in piedi ed uscire fuori di casa, assaporando l'esistenza di altre persone oltre a loro.

A tutte queste persone va il mio cuore e la mia comprensione.

Ginevra Weasley in Malfoy
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