Those Lies and Deceits

Harry Potter
Personaggi: ,
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero Capitoli: 4 / ?
Introduzione: Quando un temporale la vede costretta a rimanere in una casa da cui Ginevra vorrebbe solo fuggire, l'amore per i figli diverrà la sua unica certezza.
Those Lies and Deceits


Note ad inizio pagina – Questa storia è stata concepita molti anni fa, mentre è stata riesumata da circa una settimana, quando ho trovato una cartella di storie nel computer che usavo in precedenza. Difatti, i primi tre capitoli sono stati scritti nell'ottobre del 2007, mentre quelli successivi sono odierni. Come potrete capire leggendo, non c'è il minimo accenno agli eventi che realmente accadono in Harry Potter, come se il filo della trama si dipanasse in una via tutta sua. Con questo volevo solo avvisarvi che quella che andrete leggendo è semplicemente una storia dalla quale io ho semplicemente attinto i personaggi per tuffarli in un plot tutt'altro che canon. Those Lies and Deceits (tradotto in Quelle bugie ed inganni) era stata scritta in occasione della Maritombola indetta dalla community Maridichallenge. Il prompt utilizzato è il numero 62 "Non mi ricordo se ti ho mai detto chiaramente quanto ti detesto." (dialoghi) utilizzato nel finale del quarto capitolo. Alla fine ho deciso di non usare questa storia per soddisfare il prompt, ma comunque lascio il riferimento ad esso.

01, Viaggio sul RailNet Express


Il Diretto RailNet Express stava percorrendo il tratto che più amava dei confini di Londra, ovvero la sua campagna. Sì, la campagna londinese, così diversa dal traffico cittadino, la colmava di quel tanto che le bastava per affrontare il viaggio fin nello Yorkshire. Un viaggio che non amava molto intraprendere, viste le motivazioni che, al contrario, la obbligavano. Osservò la bambina che aveva di fronte a sé, il piccolo nasino premuto contro il vetro del finestrino, nel disperato tentativo di scorgere il paesaggio esterno. Il bambino, invece, seduto composto di fianco alla piccola, guardava quest’ultima con un’espressione di sufficienza, quasi considerandola una sciocca.

“Ellie, stai composta.” Disse la donna, accennando un sorriso alla bambina.

“E tu Aidan non guardare tua sorella a quel modo.” Aggiunse, puntando il bambino con occhi penetranti.

Aidan distolse gli occhi dalla bambina, rivolgendo lo sguardo alla madre di fronte a lui. Non disse niente, limitandosi ad una scrollata di spalle. La donna sollevò un sopracciglio, contrariata. “Chi ti ha insegnato a fare così? Non certo io.” Sibilò.

Aidan chinò il capo, fissando il pavimento dello scompartimento. Non le servivano le parole per comprendere a pieno la risposta che, a prima vista, le parve tanto ovvia. Afferrò il Daily Prophet che giaceva di fianco a lei e prese a leggere le ultime notizie che riguardavano il mondo magico. Non ebbe il tempo di leggere un paragrafo che la bambina richiamò la sua attenzione.

“Mamma, ho fame!”

La donna abbassò il quotidiano, rassegnata.

“Mi dispiace amore, ma non ho portato niente per il viaggio.” Sussurrò, notando lo sguardo deluso della bambina.

“Potresti usare la bacchetta.”

La donna si voltò verso il figlio, con uno sguardo palesemente sorpreso.

“E’ vietato usare la bacchetta nel mondo Babbano, quante volte devo ripetertelo?” Il volto di Adrian si oscurò un poco e tornò a guardare fuori dal finestrino.

“Cercate di resistere, non manca molto.”

Abbassò gli occhi color nocciola sul Daily Prophet; quando l’aveva comprato quella mattina, aveva notato l’immagine di Harry Potter in una delle prime pagine. Esattamente a pagina nove. Era un’immagine posta esattamente al centro dell’articolo, mentre all’inizio spiccava un titolo scritto in grassetto. Harry Potter a capo del comando Auror.

La donna osservò attentamente la foto che mostrava un Harry ormai cresciuto, impegnato in una poderosa stretta di mano con il Ministro della Magia. La guerra contro Voldermort era terminata da molti anni, ma i suoi seguaci continuavano a vivere; scampati ai processi tesi contro i loro atti infami, i Mangiamorte si nascondevano nelle piaghe del mondo, per non scontare la loro esistenza nella prigione di Azkaban, tentando di riportare in vita il proprio Signore. Tuttavia, non tutti coloro che erano stati marchiati da Voldermort erano stati giudicati colpevoli. A quel pensiero, la donna assottigliò pericolosamente lo sguardo.

Improvvisamente, la porta dello scompartimento si aprì, rivelando la figura di un uomo dalla divisa verde.

“Controllore, miss.”

“Certamente.”

La donna estrasse tre biglietti dalla borsa che teneva al fianco, tentando di coprire il quotidiano magico che stava leggendo. L’uomo controllò il biglietto della donna, osservando anche i due bambini che viaggiavano con lei. “Miss Ginevra Weasley?” Domandò.

La donna sorrise. “Sì.”

“Grazie,” Il controllore tese i tre biglietti verso di lei, e con un cenno di saluto, chiuse nuovamente lo scompartimento. Ginevra osservò il piccolo orologio che teneva ad un polso.

“Manca ancora un’ora. Perché non dormite un po’?” Domandò, guardando i due bambini che sedevano davanti a lei. Ellie fece un cenno col capo, scendendo dal sedile del treno e raggiungendo un fianco della madre. Posò il proprio capo sulle ginocchia della donn, accoccolandosi accanto a lei. La donna sorrise al gesto della figlia, passandole una mano tra i capelli ricci e mossi. Sollevò uno sguardo su Adrian, che aveva seguito il movimento della sorella. Il bambino spostò lo sguardo dalla sorella alla madre, per poi chiudere gli occhi e dormire a braccia conserte.

Ginevra sospirò, immergendo gli occhi color nocciola nel paesaggio che, incurante, sfrecciava attorno a loro. Dopo due anni, tornava a viaggiare su quel treno che l’allontanava dagli effetti che aveva a Londra.

“Mamma?” La voce di Adrian la distolse dai suoi pensieri.

“Che c’è, tesoro?”

“Quando arriveremo verrà papà a prenderci?”

Ginevra aggrottò la fronte, sollevando lo sguardo al soffitto dello scompartimento. “Non lo so, amore. Spero vivamente per lui di sì.”

Adrian abbozzò un mezzo sorriso, tornando a chiudere gli occhi per dormire. Le prime gocce di pioggia schizzarono i vetri del finestrino, offuscando lentamente la visuale dell’esterno. Ginevra emise un sospiro, tentando di focalizzare la propria attenzione sul Daily Prophet. Prima o poi era sicura che l’avrebbe letto.

Il suono cantilenante del treno mentre correva sulle rotaie divenne sempre più lieve e distante. Quando Ginevra aprì gli occhi fu perché sentì la propria schiena perdere contatto con il sedile su cui sedeva. Osservò nella direzione del finestrino, appannato per il maltempo, e constatò che il treno si era finalmente fermato. In quel mentre realizzò che un vero e proprio temporale si stava scatenando sopra di loro, mentre alcuni lampi abbaggliavano violenti la stazione ferroviaria.

“Bambini, siamo arrivati. Svegliatevi.”

Ginevra posò una mano sul braccio di Ellie scuotendolo leggermente. Adrian aprì gli occhi non appena sentì la voce della madre. La bambina emise un mugolio sommesso, infine, udendo il rombo di un tuono, afferrò la stoffa del vestito della madre. Ginevra le sorrise gentilmente, scostandole delle ciocche rosse dalle guance rosate.

“Mamma, ho paura!” Piagnucolò la bambina, rafforzando la stretta sulla madre.

“Andiamo Ellie, è solo un temporale. Io ed Adrian siamo qui con te.” La bambina osservò Ginevra non molto convinta. Fece un cenno d’assenso, deglutendo impaurita. Ginevra si alzò per prendere i bagagli che aveva riposto sulla rete sopra alle proprie teste.

“Adrian, prendi per mano tua sorella.”

Il bambino eseguì quanto le era stato detto dalla madre e afferrò la mano della sorella. Ginevra aprì la porta dello scompartimento e lasciò i suoi figli passare per primi.

“Stia attenta signora, il pavimento è molto scivoloso.” Un uomo, ben piazzato, le sorrise a fianco della porta che portava all’esterno del treno. Ginevra annuì riconoscente ed intimò i propri figli a fare attenzione. Scesero dal treno e presero a correre verso la direzione della pensilina che adornava la stazione.

“Bambini, tutto bene?” Domandò, osservando verso il basso i suoi figli.

“Sì.” Biascicò Adrian, portandosi una ciocca di capelli bagnati dietro ad un orecchio.

“Speriamo almeno che vostro padre abbia avuto l’accortezza di farci venire a prendere.” Sospirò rassegnata.

“Signora Malfoy?” Ginevra si guardò alle spalle, sentendo quel cognome riferito alla sua persona. Arricciò infantilmente il naso, afferrando una mano di Adrian.

“Weasley,” tenne a precisare la donna. “Sì sono io.”

L’uomo nascosto da un paio d’occhiali da sole le sorrise in modo affabile. “Sono stato incaricato di venirla a prendere.” Disse, indicando una Mercedes Benz nera parcheggiata di fronte alle porte della stazione. Ginevra aggrottò la fronte, mentre Adrian le strattonò leggermente la mano. “Mamma?”

“Ci faccia strada.” Disse solamente.

L’autista fece un leggero inchinò, prendendo in mano il bagaglio della donna. Ginevra non lo ringraziò, ma prese a camminare decisa verso la macchina, aprì in fretta la portiera lasciando che Adrian ed Ellie entrassero senza bagnarsi ulteriormente. Una volta che vide la chioma bionda del figlio scomparire nell’interno della macchina, Ginevra si afferrò la gonna del tailleur e la sistemò prima di prendere posto dentro la vettura. L’autista le chiuse elegamente la portiera. Ginevra fissò per qualche secondo la maniglia argentata che riportava lo stemma di un Serpente attorcigliato e arricciò il naso.

Tipico di un Malfoy, pensò. E la macchina si avviò.

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